Mentre i Governi tedesco, francese ed austriaco si apprestano a chiudere le loro centrali nucleari, l’Italia, che ha affrontato positivamente questo tema già 12 anni fa con il referendum, inizia a muovere passi concreti per un’uscita definitiva dal nucleare, lasciando però ancora irrisolte alcune questioni decisive.
Nonostante siano passati 12 anni dal referendum che ha sancito il blocco della produzione di energia nucleare nel nostro Paese, solo oggi abbiamo iniziato le operazioni di reale smaltimento delle centrali.
“Finalmente un passo decisivo verso la fine dell’era nucleare in Italia – ha dichiarato la responsabile scientifica di Legambiente Lucia Venturi – ma ancora oggi alcune questioni fondamentali non hanno trovato soluzione. L’uso dell’eolico, solare, energie pulite in genere, recita ancora il ruolo di Cenerentola. E questo nonostante, passato lo spettro dell’esaurimento delle fonti non rinnovabili, sia ormai chiaro che si è aperto un fronte altrettanto importante legato all’inquinamento e ai mutamenti climatici dovuto in massima parte all’uso di combustibili tradizionali per la produzione di energia. Resta poi l’enorme problema delle scorie: in Italia il nucleare ha lasciato in eredità circa 23.000 mc di materiale irradiato, in parte stoccato in 21 depositi progettati per essere usati solo per un lasso di tempo limitato”.
“Le situazioni più a rischio – è sempre Lucia Venturi che parla – sono quelle di Saluggia in Piemonte e di Trisaia in Basilicata. Saluggia è oggi la sede dei depositi e degli impianti per scorie radioattive più grande d’Italia. è necessario chiudere definitivamente questo capitolo: subito va realizzata la messa in sicurezza degli impianti dismessi e subito va individuato il sito finale di smaltimento”.
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