“Non crediamo che il Colosseo sarà messo all’asta; neanche Nerone farebbe oggi una cosa del genere; sarebbe un atto autolesionista; ciò non toglie che approvare un provvedimento di questa portata in quattro e quattr’otto e senza nessuna discussione preliminare è sintomo evidente di inaccettabile superficialità”.
Così Ermete Realacci, presidente nazionale di Legambiente, ha commentato l’approvazione dell’emendamento all’art. 24 del ddl collegato alla finanziaria che deroga la legge del 39 sulla gestione dei beni culturali e, di fatto, permette che gli immobili storici possano essere venduti.
“Un provvedimento analogo presentato durante il Governo Prodi era stato subito ritirato – ha sottolineato Realacci – Cosa è cambiato oggi? Se da una parte – ovviamente con mille garanzie rispetto all’utilizzo, con il consenso delle sovrintendenze, con uno studio attento ed accurato – si può pensare di cedere ai privati alcuni beni storici per i quali i Comuni non riescono a garantire fruibilità e conservazione, dall’altra tutta questa partita non può essere certo regolata da un emendamento alla finanziaria. È un tema importantissimo per il Paese, dal momento che i nostri beni culturali rappresentano l’unico vero valore aggiunto per l’Italia, l’unica ricchezza di cui disponiamo più largamente di qualsiasi altra nazione”.
Sempre Legambiente ha anche aggiunto che provvedimenti di questo tipo, messi in piedi in una notte, portano con sè effetti nefasti: si rischia infatti di mettere tutto nel calderone, ciò che potrebbe essere alienabile e ciò che invece non lo è affatto.
E un esempio concreto c’è già stato con la vendita, già avviata, di alcuni beni demaniali che potrebbe far finire nelle mani sbagliate parti pregiate delle nostra natura e del nostro paesaggio. “Non si tratta di essere contrari o meno al possesso e alla gestione privata di alcuni beni storici pubblici – ha concluso Realacci – bisogna fissare con certezza e trasparenza le regole da seguire, nell’interesse del patrimonio artistico e della collettività prima di tutto. Non si può trattare come mercanzia da bancarella l’enorme patrimonio storico, culturale, artistico del Paese”.
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