Ad un anno dal disastro di Sarno chi ha vinto è il cemento. Ancora una volta si è pensato di tenere sotto controllo la montagna “maledetta” ingabbiandola in una camicia di forza di cemento.
“I lavori per la messa in sicurezza della montagna – osserva Lucia Venturi, responsabile scientifico di Legambiente – non sono partiti e gli unici interventi compiuti riguardano la rimozione del fango, non ancora completata, e soprattutto lavori di ruscellamento delle acque superficiali. Sono proprio queste opere a preoccupare di più: sono state infatti realizzate briglie di contenimento di cemento armato che di fatto determinano un accumulo delle acque e possono avere effetti devastanti in caso di colate consistenti. Per i prossimi lavori sulla montagna sono stati stanziati 750 miliardi, speriamo che non servano a favorire ancora la cementificazione selvaggia”.
La Campania è la regione a più alto rischio ambientale con circa 1.000 disastri idrogeologici in mezzo secolo e più di 550 vittime. Sarno inoltre rappresenta una “tragedia impunita”: solo recentemente l’indagine del pm del tribunale di Nocera comincia a prendere forma, ma sono tante le persone che negli ultimi anni hanno malgestito il suolo della Campania.
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