È partita da Sorrento la campagna di Goletta Verde “Li voglio vivi” con l’appello a bagnanti e subacquei a non prelevare in modo indiscriminato le varie specie che popolano i fondali marini. L’allarme quest’anno è scattato soprattutto per i datteri di mare: per pescarne la quantità necessaria a prepararne tre piatti, un metro quadrato di fondale marino viene ridotto a deserto roccioso privo di qualsiasi forma di vita.
Non è un caso che la campagna nazionale abbia preso il via proprio da Sorrento: la penisola sorrentina, la costiera amalfitana e l’isola di Capri sono tra le zona più colpite dalla pesca illegale di datteri di mare, estratto dalle scogliere con scalpelli e martelli pneumatici.
La legge vieta la pesca, la commercializzazione e il consumo del dattero, ma i dati i nostro possesso denunciano una situazione di rischio: trenta datterai raccolgono in un anno circa 135 tonnellate di datteri, per un giro d’affari che può raggiungere i quattro miliardi di lire illegali e distribuiti tra poche persone ai danni di una risorsa, il mare, che appartiene a tutti. Ogni anno l’azione di pesca di un datteraio può desertificare fino a 2.400 metri quadrati di fondale, oltre sette ettari quella di trenta datterai. In pratica, una fascia costiera di cinque chilometri, per una profondità di 15 metri, ridotta a deserto.
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