“Sconcertante, ma soprattutto tecnicamente infondata l’ipotesi avanzata dal sottosegretario all’Industria, Umberto Carpi di ridurre la carbon tax per fugare il pericolo dell’inflazione. È sbagliato – ha dichiarato Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente – pensare di risolvere il problema di un eventuale aumento dell’inflazione snaturando o annullando la carbon tax, a ben guardare infatti, mentre negli anni sono cresciute tariffe e pressione tributaria, la rilevanza delle tasse che gravano sui consumi di energia, sulle materie prime e sulle attività produttive inquinanti è andata via via scemando, raggiungendo lo scorso anno i minimi storici del 1975, sia rispetto al totale delle entrate tributarie statali che al PIL”.
“La recente introduzione della carbon tax è un segnale di inversione di tendenza, ma da sola essa è ampiamente insufficiente a stabilizzare l’incidenza della tassazione ambientale ad oggi in continuo declino. Carpi sbaglia se pensa che gli ambientalisti accetteranno una revisione della tassa, visto che l’Italia si è impegnata a Kyoto per una riduzione delle emissioni di gas serra, infine sulla crescita dell’inflazione pesano molto di più gli aumenti delle tariffe assicurative e dei mutui”.
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