Dall’Europa orientale soffia un vento radioattivo sull’Italia. Circa 5.000 tonnellate di rifiuti ferrosi contaminati radioattivamente, l’equivalente di 250 Tir, vengono importati ogni anno dai Paesi dell’Est: solo in Lombardia, tra il ’97 ed il ’98, sono stati scoperti oltre 100 carichi sfuggiti ai controlli doganali.
Questi alcuni dati che emergono dal dossier “L’eredità radioattiva” presentato a Roma da Enrico Fontana (responsabile dell’osservatorio ambiente e legalità di Legambiente) e dal Colonnello Giuseppe Rositani (Comandante del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri).
“Al pericolo che arriva dall’estero – ha dichiarato Fontana – si aggiungono poi i 24.000 metri cubi di materiali radioattivi che giacciono in attesa di smaltimento stoccati nelle vecchie centrali nucleari ed in strutture pubbliche e private. Ogni anno, inoltre, da macchinari ospedalieri ed industriali si producono circa 2.000 metri cubi di rifiuti radioattivi. Nell’UE si raggiunge la quota di 580.000 metri cubi e nei prossimi 5 anni, senza contare i residui delle centrali nucleari dismesse, se ne aggiungeranno altri 220.000. Esiste dunque una situazione d’emergenza anche per quanto riguarda la gestione dei materiali pericolosi derivanti da macchinari ospedalieri e industriali visto che non esiste ancora un sito dove smaltirli”.
“E proprio di provenienza ospedaliera ed industriale – ha concluso Fontana – è, secondo le indagini del Noe, la maggior parte dei radio-rifiuti smaltiti illegalmente. Tre sono le azioni da attuare subito per disinnescare la bomba-rifiuti: applicare sanzioni penali e non amministrative ai responsabili dei traffici radioattivi; implementare un’efficiente rete di sistemi di controllo alle frontiere; adottare strumenti legislativi adeguati per la gestione, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia”.
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