Con la disciplina attuale circa 100 miliardi di informazioni sulla persona sono immediatamente tracciabili con gli strumenti elettronici, può essere cioè ricostruita per i cinque anni passati la storia delle relazioni interpersonali e sociali di ciascuno di noi. Lo ha detto Stefano Rodotà, Presidente dell’Autorità Garante della privacy, nel suo intervento al Congresso Nazionale di Legambiente.
“Anche la tortura – ha dichiarato Rodotà – era un ottimo strumento per raccogliere informazioni, ma la democrazia è un’altra cosa”.
“Esistono tabulati delle società telefoniche – ha concluso Rodotà – che sono molto ambiti non solo commercialmente, ma rivendicati da magistratura e polizie per le indagini. Ora si chiede che siano tenuti all’infinito, almeno per una decina di anni. Adesso sono invece conservati per 5 anni, mentre paesi come la Germania li tengono solo per tre mesi”.
Di diverso parere Pierluigi Vigna, Procuratore Nazionale Antimafia.
“Troppi cinque anni di conservazione dei tabulati telefonici? A me – ha dichiarato Vigna – sembra un tempo troppo limitato”.
“Il problema – ha detto Vigna – è se si vuole combattere la criminalità organizzata oppure no”.
“E i processi – ha aggiunto – si fanno con i collaboratori di giustizia, che sono 1.056 a fronte di solo 60 testimoni, o per via tecnologica, cercando all’indietro gli elementi di fatto, perché spesso scopriamo cose fondamentali sui delitti anche molto tempo dopo”.
“Cosa sarebbe successo per la strage di Capaci se nessuno avesse parlato poco dopo? Dopo sei anni – ha concluso Vigna – non si sarebbero trovate quelle tracce di conversazione telefonica tra coloro che quel giorno erano in contatto per predisporre l’attentato”.
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