“Le nostre preoccupazioni e i nostri allarmi sono caduti nel vuoto. Si continua a giocare con l’atomo senza alcuna responsabilità, senza interessarsi alla vita di intere popolazioni messe a rischio dalla riapertura del terzo reattore. Ora non c’è più nessun alibi, la centrale della morte va chiusa definitivamente”.
Così Angelo Gentili, coordinatore nazionale del Progetto Chernobyl di Legambiente, ha commentato l’ennesimo incidente alla centrale ucraina.
“Il risultato finale – ha aggiunto Gentili – è che dopo 13 anni nulla di concreto è stato realizzato per la messa in sicurezza della centrale, anzi da oggi la situazione è ancora più grave e le probabilità di un nuovo incidente sono altissime. A fine Febbraio si svolgerà una manifestazione di protesta davanti alla centrale”.
“All’interno della centrale – ha concluso Gentili – lavorano attualmente 5.000 persone e altre 5.000 nell’area circostante. Si tratta di una gestione della centrale caratterizzata da un bassissimo livello di specializzazione dei tecnici, un turn-over molto alto di personale, che viene sostituito ogni tre mesi. La situazione critica in cui versa il sarcofago che protegge il reattore esploso e il rischio di un suo crollo costituisce un gravissimo pericolo per l’intera umanità”.
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