La petroliera Erika, affondata il 12 Dicembre al largo delle coste della Bretagna, era diretta alla centrale Enel di Milazzo. E il suo carico, non petrolio, ma scarti di lavorazione cancerogeni, in base alla denuncia del laboratorio francese, era destinato ad alimentare l’impianto siciliano per la produzione di energia.
“Sollecitiamo – ha dichiarato Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente – il Ministero dei Trasporti, il Ministero dell’Industria, il Ministero dell’Ambiente ad accertare quale tipo di combustibile viene utilizzato nelle centrali elettriche del nostro paese e la sua pericolosità ambientale”.
“Totalfina smentisce – ha aggiunto Venneri – ma le informazioni da noi raccolte confermano che si tratta di greggio contenente residui di lavorazione pieno di composti aromatici destinano alla centrale di Milazzo. Il greggio dell’Erika è un greggio di scarto, utilizzato perché più a buon mercato, ma è sicuramente anche più inquinante”.
“Ci piacerebbe sapere dall’Enel – ha concluso Venneri – se ha valutato le conseguenze dell’emissione in atmosfera di un combustibile di questo tipo. E la Erika poi aveva già fatto altri viaggi in Italia, arrivando tra l’altro anche a Venezia”.
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