Azzerare il debito dei paesi poveri, documento di Legambiente, sindacati e volontariato

Azzeramento del debito pubblico dei Paesi più poveri, a partire da quello del Mozambico, e prelievo fiscale dell’1% sulle transazioni finanziarie speculative finalizzato allo sviluppo delle aree più arretrate del pianeta. A chiederlo con forza sono Legambiente, Cgil Cisl Uil, Acli e le principali associazioni di volontariato che, con una piattaforma comune, mirano ad impegnare l’Italia e l’Ue sul fronte dello sviluppo sostenibile. Il documento, presentato al Cnel, parte dal fallimento della Conferenza di Seattle che ha mostrato tutta l’inefficacia e l’ingiustizia delle politiche neoliberiste, lasciando irrisolta l’esigenza di costruire un sistema di regole democratiche per impedire che nella globalizzazione prevalgano gli interessi più forti.

“Tra le proposte concrete – ha spiegato Ermete Realacci, Presidente Nazionale di Legambientec’è quella dell’introduzione della “Tobin Tax” (dal nome dell’economista che l’ha suggerita), vale a dire un prelievo dell’1% sulle transazioni finanziarie speculative a breve finalizzato a sostenere programmi di sviluppo sociale, occupazionale e ambientale rivolti a tutti quei Paesi che rispettino le norme fondamentali del lavoro e dell’ambiente”.

Tutto ciò potrebbe creare risorse per i Paesi più poveri nell’ordine di 5.475 miliardi di dollari l’anno (11 milioni di miliardi di lire). Legambiente, sindacati e volontariato, quindi, invitano Parlamento e Governo ad assumere scelte più coraggiose degli impegni assunti dal vertice di Colonia del G7, cancellando ad esempio i nostri crediti per i Paesi più poveri facenti parte del cosiddetto “Gruppo dei 52”.

Dopo le alluvioni che hanno messo in ginocchio il Mozambico si impone una immediata cancellazione del suo debito totale, di cui il nostro Governo deve farsi da subito promotore. Secondo l’Onu se le risorse annualmente destinate al rimborso del debito dai Paesi in via di sviluppo fossero invece destinate a programmi sanitari, 7 milioni di bambini ogni anno (134.000 a settimana) potrebbero essere salvati dalla morte. La globalizzazione finanziaria ha aggravato l’incertezza economica e le disuguaglianze sociali. Lo sfruttamento dei lavoratori e del lavoro minorile, la tutela dell’ambiente e della biodiversità, la difesa della salute devono divenire componenti indispensabili di una globalizzazione che sia davvero al servizio dell’uomo.

Ma bisogna guardare anche all’Europa: nell’Ue, infatti, vi sono 16 milioni di disoccupati e 50 milioni di cittadini che vivono sotto la soglia della povertà.



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