Costi, sicurezza, tecnologia e tempi ecco perché l’atomo è una falsa soluzione
Il nucleare è la fonte energetica più costosa che ci sia. Non ha risolto nessuno dei problemi di smaltimento delle scorie e di sicurezza degli impianti. Non è la risposta al mutamento climatico. Per Greenpeace, Legambiente e WWF la soluzione per fermare la febbre del pianeta e ridurre la bolletta nuclearista rilanciata dal ministro Claudio Scajola è fondata sui risparmio, sull’efficienza energetica e sullo sviluppo delle fonti rinnovabili. Semplicemente perché è la via più immediata, più economica e sostenibile. Non è vero, infatti, che il nucleare sia economico.
Gran parte del costo dell’elettricità da nucleare è legato al costo di investimento per la progettazione e realizzazione delle centrali, che è almeno doppio di quanto ufficialmente dichiarato, e richiede tempi di ritorno di circa 20 anni. Se a questo si considerano anche i costi di smaltimento delle scorie e di decommissioning degli impianti i costi diventano addirittura poco calcolabili. Tutti gli studi internazionali mostrano come sia la fonte energetica più costosa. Dove il kWh da nucleare costa apparentemente poco è perché lo Stato si fa carico dei costi per lo smaltimento definitivo delle scorie e per lo smantellamento delle centrali. E sono proprio queste spese ad aver scoraggiato gli investimenti privati.
Tant’è che tutti gli scenari – persino quello dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica – prevedono nei prossimi anni una riduzione del peso dell’atomo nella produzione elettrica mondiale. Secondo le stime dell’Aiea contenute nel rapporto “Energy, electricity, and nuclear power estimates for the period up to 2030” si passerebbe dal 15% del 2006 a circa il 13% del 2030, nonostante la ripresa del programmi nucleari in alcuni Paesi.
Il dossier completo è disponibile sul sito della Direzione Nazionale di Legambiente.
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