In partenza l’Operazione Po 2009

Per il Po è possibile un futuro di qualità, ma bisogna dire basta a inquinamenti, cementificazione e rapina delle risorse naturali

No alla bacinizzazione: Gli altri 4 sbarramenti proposti da AIPO – se realizzati – azzereranno l’apporto della sabbia alle spiagge dell’Adriatico già in erosione (25% in Emilia Romagna e 18% in Veneto e provocheranno difficoltà enormi per gli usi potabili e agricoli nel Delta del Po e in Romagna con effetti devastanti sull’economia del turismo della pesca e dell’indotto.

É stata presentata a Cesenatico la quinta edizione di Operazione PO di Legambiente che da Venerdì 28 agosto (fino al 10 settembre) navigherà nelle acque del grande fiume a bordo della house boat “Magnifique” una imbarcazione fornita dalla compagnia francese “Le Boat” che fa capo al gruppo internazionale TUI Travel TLC). Insieme al padrone di casa, il Sindaco di Cesenatico Nivardo Panzavolta erano presenti – fra gli altri Luigi Rambelli, Presidente Legambiente Emilia Romagna; Massimo Serafini, Segreteria Nazionale Legambiente / Portavoce di Operazione PO; Attilio Rinaldi, ARPA Emilia Romagna – Battello Oceanografico Daphne; Lino Zanichelli, Assessore Regionale all’ambiente e sviluppo sostenibile; Massimo Becchi e Yuri Rambelli, Equipe di Operazione PO 2009; Paola Fagioli, Responsabile Gestione di Legambiente Turismo.

L’incontro di Cesenatico – oltre a presentare il programma della campagna che prevede il monitoraggio delle acque – è stata l’occasione per evidenziare le preoccupazioni per programmi e grandi progetti che riguardano il principale fiume d’Italia e rischiano di allontanare il Bacino Padano da un futuro basato sul settore agroalimentare e il turismo: due settori nei quali il Bacino Padano/Adriatico presenta notevoli potenzialità.

“Il tema del risanamento del Po e dell’Adriatico – ha detto Luigi Rambelli – è per noi una cosa inscindibile: le scelte fatte sul Po hanno avuto sempre una incidenza diretta sulla qualità del Mare Adriatico. Basta pensare che, sommando all’impatto della popolazione umana quello determinato e dalle attività produttive, il carico inquinante complessivo è superiore a quello di 100 milioni di abitanti”. Negli ultimi tempi sono stati fatti passi in avanti per la qualità delle acque del fiume, grazie all’azzeramento del fosforo nei detersivi e alcune riduzioni degli scarichi agricoli e degli allevamenti, il risultato non può certo essere considerato un punto di arrivo. “Istituzioni, operatori turistici, associazioni ambientaliste e cittadini si battono da decenni per migliorare la condizione ambientale del fiume, del mare e delle coste ma c’è – ha aggiunto Rambelli – chi, anche con proposte e progetti sconsiderati come quello proposto da AIPO (l’ex Magistrato per il Po) che prevede altre 4 sbarramenti fra Isola Serafini e la foce del Mincio (a monte della derivazione del Canale Emiliano Romagnolo) rischiano non solo di compromettere una prospettiva di sostenibilità ma addirittura di peggiorare l’attuale condizione”.

Anche il mondo scientifico con le sue prese di posizione ha lanciato l’allarme evidenziando enormi difficoltà per i prelievi destinati all’irrigazione per l’agricoltura nella parte terminale del fiume (e per l’area servita dal Bacino del Canale Emiliano Romagnolo), per il rifornimento idrico di alcune città e l’aggravamento della risalita del cuneo salino. Attilio Rinaldi (Dapne, Arpa Emilia Romagna) ha evidenziato come “il Po da sempre rappresenti il “motore” idrodinamico, fisico e biologico del mare Adriatico e le possibili ricadute strutturali ed ambientali incideranno sul moto delle correnti riducendone la forza e aumentando i tempi di residenza delle sue acque indebolendo le capacità di ricambio.

“La riduzione eccessiva di nutrienti e del trasporto solido – aggiunge Rinaldi – abbasserà la produttività della pesca e dell’acquacoltura anche perché gli sbarramenti fluviali sono un ostacolo per le specie ittiche migranti (dal mare verso il fiume e viceversa) anche in caso in cui sono previsti corridoi di rimonta per superare lo sbarramento e aggraverà il processo di erosione delle coste basse e sabbiose dell’Alto Adriatico da tempo in forte erosione causa anche la scarsità degli apporti di sabbia immessa dai fiumi”.

La prospettiva che si presenta vede quindi conseguenze devastanti sull’economia turistica, sulla pesca e su un indotto (diretto e indiretto) di tutte le attività legate al turismo che riguardano circa il 40% dell’economia di un area che va ben oltre la Costa Adriatica e la stessa Regione Emilia Romagna.



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