L’erosione minaccia il 25% delle spiagge emiliano-romagnole: le cause del fenomeno sono il cemento vista mare ed estrazione illegale di inerti dal Po

Tra i 10 nemici del mare italiano un posto d’onore spetta all’erosione costiera. Secondo i dati più aggiornati, quelli dell’Annuario dei dati ambientali 2009 dell’Ispra, in Italia su 4.863 km di spiagge, il 24% ha subito negli ultimi 50 anni il fenomeno dell’erosione, con arretramenti della linea di costa medi superiori a 25 metri. Un fenomeno sul quale l’Emilia Romagna è tristemente in linea con la media nazionale. Come accade per il resta della Penisola, infatti, anche in questa Regione un chilometro di costa ogni quattro è soggetto a fenomeni erosivi, che provocano l’arretramento e del litorale. In valore assoluto ciò significa che 32 chilometri d costa su 131 sono a rischio estinzione.

Pur essendo un fenomeno naturale, l’erosione e le conseguenti alterazioni di coste e litorali, comprensive di sparizioni di interi tratti di spiaggia, sono aggravate dalle violente mareggiate, un fenomeno in aumento a causa dei mutamenti climatici. Ma a condizionare fortemente le dinamiche erosive cui sono sottoposte le coste italiane in generale, ed emiliane in particolare sono la cementificazione delle fasce costiere e il continuo sfruttamento dei fiumi nell’entroterra. La costruzione di briglie e il prelievo illegale prelievo di inerti dagli alvei dei corsi d’acqua, infatti, riducono ogni anno di più l’apporto di sabbia e ghiaia sulle coste.

“Sulla sorte della coste di questa Regione – spiega Giorgio Zampetti, Portavoce Goletta Verdepesano il continuo consumo di suolo, la costruzione di ville vista mare, l’insediarsi sulla costa di molteplici attività sia turistiche che produttive proprio a ridosso della spiaggia. Per avere un’idea del fenomeno basta citare alcuni dati ottenuti da elaborazioni Istat: sono ben 2456 i metri cubi previsti per ogni kmq nelle quattro province rivierasche dell’Emilia Romagna. Al primo posto la provincia di Rimini con 8710 metri cubi/kmq, seguono in classifica la provincia di Ravenna con 2368 m³/kmq, Forlì-Cesena (1696 m³/kmq) e Ferrara (1594 m³/kmq). Come se non bastasse, al cemento legale si aggiungono anche le case abusive costruite direttamente sul demanio. Un fenomeno che in Emilia Romagna è in crescita. Secondo quando denunciato dal dossier Mare Monstrum 2010 di Legambiente in questa Regione i casi di abusivismo su demanio marittimo nell’ultimo anno sono stati ben 122, il 14% in più rispetto allo scorso anno”.

Tra cemento legale e illegale la costa tra Cervia a Cattolica è completamente edificata, senza soluzioni di continuità. E la cementificazione selvaggia delle coste non risparmia neanche le area di pregio: lungo la fascia costiera del Parco del Delta del Po già da qualche anno si contano almeno 958 seconde case per chilometro lineare.

“Un vero scempio – commenta Marino Rizzati, Presidente Circolo Legambiente Delta del PoTanto più che l’erosione in questa zona di pregio è implementata dai prelievi di sabbie e ghiaie lungo il corso del Po più volte denunciati da Legambiente. Prelievi che, negli ultimi 30 – 40 anni, hanno provocato una preoccupante diminuzione dell’apporto di sabbie del Po. Alla luce di questa situazione occorre una gestione del territorio e delle attività che vi si svolgono ancora più attenta e responsabile. Infatti anche la cattiva interpretazione del turismo rischia di dare il colpo di grazia perfino alle zone più tutelate. Uno scempio che non risparmia neanche la Riserva Integrale Isola dell’Amore, dove ogni estate sorgono villette “stagionali” in legno per un turismo stanziale, con gravi ed evidenti conseguenze per il delicato equilibrio dell’ecosistema”.



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