Lampedusa: isola senza tutela preda degli speculatori

“La rete d’illegalità scoperta dalla Procura di Agrigento, che coinvolge addirittura le istituzioni preposte proprio alla tutela del territorio e alla lotta all’abusivismo edilizio, dimostra quanto sia grave il fenomeno della speculazione a Lampedusa, un’isola di grandissimo pregio naturalistico martoriata dal cemento illegale. Dopo gli spot per rilanciare il turismo a Lampedusa ci aspettiamo che ora la politica nazionale e regionale sappia salvaguardare la vera ricchezza di quel territorio”.

Così il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, commenta l’indagine della Procura di Agrigento che vede tra i 54 indagati anche il Capo dell’Ufficio Tecnico Comunale, i suoi collaboratori d’ufficio, il segretario comunale e alcuni funzionari della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientale di Agrigento.

Anche a Lampedusa Legambiente è stata sempre in prima linea nella lotta all’abusivismo e nel caso di Cala Creta, luogo oggetto dell’indagine, già due anni fa l’associazione ne denunciava il rischio di scempio nel suo dossier Mare Monstrum.

“Quello che ha operato a Lampedusa – ha aggiunto Giusi Nicolini, direttore della Riserva naturale Isola di Lampedusa è un vero comitato d’affari formato da società immobiliari, spesso con sede all’estero, che hanno trasformato, con lottizzazioni abusive e costruzioni entro la fascia costiera di inedificabilità assoluta, un’area di grande pregio ambientale in un labirintico agglomerato privo di opere di urbanizzazione e di spazi comuni. Una cosa insopportabile favorita dalla mancanza di un Piano Regolatore, la cui ultima versione è scandalosamente in itinere da oltre un decennio e dall’assenza del Piano Paesistico delle Isole Pelagie. La Riserva gestita da Legambiente – continua Nicolini – è uno dei pochi presidi di legalità sull’isola e infatti proprio qui sono state effettuate le uniche demolizioni di costruzioni abusive, il cosiddetto Villaggio Sindona, 12 scheletri a due livelli, preesistente all’istituzione della riserva e demolito nel 2002″.

“E’ inaccettabile – aggiunge Cogliati Dezza – che a Lampedusa l’espansione urbanistica sia guidata da un Programma di Fabbricazione del 1974. Chiediamo pertanto all’Assessore Regionale Territorio e Ambiente di nominare con la massima urgenza un Commissario che avvii finalmente l’iter di adeguamento e adozione del Piano Regolatore Generale”.

L’associazione del Cigno Verde, che dichiara di volersi costituire parte civile nell’eventuale processo, avanza poi all’Assessore Regionale ai Beni Culturali la richiesta di adozione del Piano paesistico, che possa salvaguardare Lampedusa dagli improponibili e insostenibili progetti di sviluppo dell’attuale Amministrazione Comunale.

“Ci auguriamo – conclude Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Siciliache le indagini attualmente in corso possano estendersi sul resto dell’isola e che vengano abbandonati ulteriori progetti di speculazione, devastanti non solo per l’ambiente ed il territorio, ma anche per l’economia turistica. L’abusivismo e l’anarchia edilizia sono i veri mali di Lampedusa e meriterebbero da parte degli amministratori locali, regionali e nazionali, un impegno davvero maggiore”.



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