Legambiente: auspichiamo che sia presto fatta giustizia e che sia confermata la sentenza di primo grado. Le parti civili siano risarcite al più presto. A distanza di un anno dalla storica sentenza che condannò il manager dell’industria Schmidheiny e il barone De Cartier a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissione di cautele, riconoscendo alle parti civili, tra le quali Legambiente, il risarcimento economico, riparte il processo d’appello.
“Auspichiamo che sia fatta giustizia in tempi brevi e che sia confermata la sentenza di primo grado – commenta Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte -. Ci sono voluti più di trent’anni di lotta per affermare che l’amianto uccide ed è giunto il momento di giustizia, nel nome delle migilaia di persone e famiglie che hanno visto stravolte le loro vite, trasformate in un vero e proprio calvario. Il processo italiano deve essere d’esempio e fare giurisprudenza nel mondo, soprattutto nei Paesi dove l’amianto continua ad essere estratto e lavorato e continua silenziosamente a mietere vittime”.
“Il processo Eternit è un passo molto importante nella lotta all’amianto – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. In Italia, nonostante siano passati oltre 20 anni dalla sua messa al bando, la pericolosa fibra continua a costituire un rischio per la salute e l’azione di risanamento stenta a partire. Servono strumenti efficaci e concreti a livello nazionale, regionale e locale. Per questo auspichiamo che venga messo in campo il Piano nazionale amianto annunciato nella Conferenza di Venezia nel novembre scorso e siano attuati subito i Piani regionali richiesti dalla normativa vigente”.
Fonte: Legambiente Piemonte
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